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Si immagini, una notte, di star fuori a osservare le stelle, e di scorgere l’Orsa Maggiore, quella vasta costellazione che indica la Stella Polare. Ma esiste forse un’orsa maggiore nel cielo? Non c’è che un gruppo di stelle disposto in un modo particolare, che noi distinguiamo da tutte le altre stelle e al quale colleghiamo il concetto di ‘Orsa Maggiore’. Ma, all’infuori del nome, non c’è nessuna orsa: solo luminose punte di spillo nella vastità dello spazio. In questo stesso modo, il ‘sé’ non è che una costellazione di immagini, suoni, odori, sapori, sensazioni tattili ed eventi mentali, tutti in continua trasformazione. Questi fenomeni, nel loro insieme, costituiscono un modello al quale noi diamo il nome di ‘io’; ma è come per l’Orsa Maggiore: l”io’ è solo un concetto, un termine convenzionale di comunicazione.

Una sera, dunque, si esca e ci si metta a guardare il cielo, cercando di vedere se è possibile non scorgere l’Orsa Maggiore. Sarà molto difficile, perché quel concetto ci ha condizionato profondamente. E se è tanto difficile non scorgere l’Orsa Maggiore, si può valutare quanto lo sia abbandonare il concetto del sé. Il senso dell”io’ scaturisce da un condizionamento così profondo, e la nostra identificazione con esso è così radicata e sottile, che la sua influenza pervade tutta la nostra vita. A causa della nostra identificazione con il concetto del sé, dunque, ci preoccupiamo di gratificarlo con ogni genere di piaceri e di proteggerlo con ogni genere di difese, Finiamo, così, con il vedere l’intero mondo della nostra esperienza, dai pensieri alle emozioni, dal corpo al lavoro, in intrinseca relazione con l”io’. Ma se invece riusciamo a fermarci nell’esperienza di ogni singolo istante, questo falso senso di solidità, di presenza di un sé, comincerà a dissolversi, e con esso anche tutto il suo immancabile fardello: la continua battaglia per proteggerlo, difenderlo, e per conservare la finzione del sé.

A mano a mano che la sapienza si sviluppa, diveniamo sempre più ricchi di fede, poiché riusciamo a discernere con i nostri stessi occhi la vera natura del corpo, della mente, e della vita. Il sentiero della visione profonda, il sentiero della comprensione della natura del nostro essere, ci conduce lungo un viaggio che abbraccia ogni aspetto della nostra esperienza. E quel viaggio è sempre qui, proprio qui, e ora, proprio ora. Non dobbiamo lottare o essere in conflitto con ciò che accade. Rivolgendoci all’intera sfera della nostra esperienza con puntuale attenzione e con apertura, istante per istante, la natura della realtà si rivelerà da sé, e la comprensione del dharma si dispiegherà secondo le sue leggi, così come in primavera i fiori sbocciano quando giunge il loro tempo.

Joseph Goldstein