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Tutto è mutamento. Non ci si può aggrappare a niente. E unendosi al flusso si scorre con esso. Però se si resiste alla corrente del fiume, essa ci contrasta. Se si comprende questo, si nuota nel flusso delle cose, si va insieme con le cose e si è in pace. Questo è particolarmente vero quando arrivano quei momenti in cui la vita sembra portarci via e il fiume del cambiamento è sul punto d’inghiottirci. Allora al momento della morte noi ci ritraiamo e diciamo: «No, no, no! Non ancora!». Ma il problema è che non ci rendiamo conto che la sola cosa da fare quando arriva quel momento è andare oltre la cascata, proprio come si passa da un giorno all’altro, proprio come ci si addormenta la sera. Quando arriva il momento, si dovrebbe essere completamente disposti a morire.

Non sto predicando. Non sto affatto dicendo che si dovrebbe essere disposti a morire, nel senso che dovremmo raccogliere tutto il nostro coraggio e fare buon viso a cattivo gioco quando il terribile evento alla fine si presenta. Non intendo affatto dire questo. Sto dicendo piuttosto che è possibile morire bene solo se capite questo sistema ondulatorio, se capite che la vostra scomparsa in quanto forma che credete sia voi (la vostra scomparsa in veste di questo particolare organismo) è solo un evento stagionale. Siete in egual misura sia lo spazio buio dietro la morte sia l’intervallo di luce chiamato vita. Questi sono solo due aspetti di voi, che siete la totalità dell’onda. Proprio come non può esistere una mezza onda, non può esistere un mezzo essere umano, ossia qualcuno che pur essendo nato non muore. Quello sarebbe solo un essere a metà.

Quando non si oppone resistenza al cambiamento (nel senso di non resistere oltre misura; non sto suggerendo la mollezza) si capisce che il mondo che cambia non è diverso dal nirvāna. Ricordate che nirvāna significa ‘estinzione del soffio’, lasciare andare il respiro. Allo stesso modo si lascia andare il mondo, non si resiste al cambiamento. Si tratta ovunque del medesimo principio. E così il bodhisattva salva gli esseri non tanto pronunciando dei sermoni, quanto piuttosto mostrando loro che si sono già affrancati. Sono liberati per il fatto stesso che non possono di smettere di cambiare. Non si può restare aggrappati a se stessi. E non si deve cercare di non attaccarsi a se stessi, poiché non è possibile farlo. Questa è la salvezza.

Alan Watts